Cosa si intende quando si parla di tartufaie controllate? Quali sono le caratteristiche, come riconoscerle e quale la normativa che le regola?
Se stai leggendo questa pagina, probabilmente anche tu ti starai facendo queste domande. Sicuramente sei a conoscenza del fatto che esistono diverse tipologie di tartufaie, quelle naturali, ossia che crescono spontaneamente senza l’aiuto e l’intervento dell’uomo, e quelle coltivate, ben delimitate e di proprietà privata di un coltivatore.
A cosa ci si riferisce quindi con la denominazione tartufaie controllate? Ti daremo risposta a tutte le tue domande in merito in maniera semplice e concisa, a partire dalla definizione del termine.
Con questa denominazione ci si riferisce a delle tartufaie che di per sé sono naturali ma che si trovano in aree sottoposte ad interventi di miglioria ambientale. Queste migliorie non intaccano gli equilibri già esistenti nel terreno e potrebbero includere l’uso di piante micorizzate, quindi con radici che hanno avuto contatto con le spore dei tartufi e l’incremento boschivo.
Starai pensando che anche nelle tartufaie coltivate si usa intervenire in questo modo. In realtà, mentre in quelle coltivate non si può mettere a dimora meno di 100 piante micorizzate, il numero minimo per quelle controllate, in cui già i tartufi crescono spontaneamente, è di 30. Inoltre, come già in parte indicato, una tartufaia coltivata presuppone che si parta da zero con la coltivazione in un’area che abbia le caratteristiche adatte.
Ogni tartufaia controllata, per poter essere definita come tale, deve essere riconosciuta a livello locale dalla Provincia o dalla Regione di competenza. Per ottenere il riconoscimento bisogna presentare domanda con le seguenti certificazioni allegate:
Solitamente il riconoscimento di una tartufaia controllata è valido per 5 anni e può essere rinnovato. Questo permetterà al proprietario di esporre una tabella che delimita l’area e specifica che si tratta di una raccolta tartufi riservata al proprietario stesso e ai suoi collaboratori.
Da qui si deduce che, anche laddove tu fossi in possesso del tesserino per la raccolta dei tartufi, non potrai accedere liberamente alla raccolta in una tartufaia controllata.
Le tartufaie sono regolate da una normativa severa, spesso differente per Provincia e Regione, riguardante sia l’accesso alle stesse che la loro gestione e la raccolta dei tartufi.
Come già indicato sopra, l’accesso in questo tipo di tartufaie non è libero ma aperto al proprietario e ai suoi collaboratori che potranno raccogliere qualsiasi tipo di tartufo.
Infatti, i confini sono ben delimitati da una tabella informativa. La stessa deve misurare almeno 20×30 cm, deve essere posizionata ad un’altezza visibile, almeno 2 metri dal suolo. Inoltre, la scritta “raccolta di tartufi riservata” con numero di autorizzazione deve essere nera su fondo bianco.
Laddove il riconoscimento della tartufaia fosse revocato, il proprietario ha l’obbligo di rimuovere entro un mese la tabella per non incorrere in sanzioni. Naturalmente, qualsiasi tabella affissa senza avere autorizzazioni è vietata.
Secondo la normativa, la raccolta può essere effettuata del proprietario della tartufaia e dai suoi familiari, dagli eventuali usufruttuari e dai lavoratori dipendenti. In questo caso, non è necessario che tutti abbiano il tesserino per la raccolta dei tartufi.
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